AgnesolaGoth46

"Non c'è nulla da dire: c'è solo da essere, c'è solo da vivere." Piero Manzoni,1960

lunedì, ottobre 31, 2005

Wings Of A Butterfly Lyrics

Wings Of A Butterfly Lyrics
by HIM

Heaven ablaze in our eyes
We're standing still in time
The blood on our hands is the wine
We offer as sacrifice

[Chorus]
Come on, and show them your love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul, my love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul

This endless mercy mile
We're crawling side by side
With hell freezing over in our eyes
Gods kneel before our crime

[Chorus]
Come on lets show, them your love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul, my love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul
(Rip out the wings of a butterfly)
Don’t let go
(Rip out the wings of a butterfly)
For your soul

[Chorus]
Come on, and show them your love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul, my love
Rip out the wings of a butterfly
For your soul
(Rip out the wings of a butterfly)
Don’t let go
(Rip out the wings of a butterfly) [x2]

For your soul

WE BELIEVE

We Believe lyrics
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Good Charlotte monophonic ringtones!



There's a woman crying out tonight
Her world has changed
She asks God why
Her only son has died
And now her daughter cries
She can't sleep at night

Downtown
Another day for all the suits and ties
Another war to fight
There's no regard for life
How do they sleep at night
How can we make things right?
Just wanna make this right

We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
In this love

We are all the same
Human in all our ways and all of pain
(So let it be)
There's a love that could fall down like rain
(Let us see)
Let forgiveness wash away the pain
(What we need)
And no one really knows what they are searching for
(We believe)
This world is crying for so much more

We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
In this love

We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
In this love

So this world
Is too much
For you to take
Just lay it down in front of me
I'll be everything you need
In every way

We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
We believe
In this love
(In this love)
We believe
(In this love)
We believe
(In this love)
We believe
(In this love)

lunedì, ottobre 24, 2005

Il preservativo colabrodo

http://rassegnastampa.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=403


Il preservativo colabrodo
admin il Saturday, 07 May @ 00:00:00 CEST

Articolo pubblicato su Il Timone n.1 maggio-giugno 1999

Lo spacciano per sicuro ma non è vero! Il virus dell'Hiv può trasmettersi anche se il preservativo è correttamente usato. Perché non informano i giovani di questo pericolo? Forse per non mettere in pericolo il business di certe lobbies.

di Tommaso Scandroglio


Lo spacciano per sicuro ma non è vero! Il virus dell'Hiv può trasmettersi anche se il preservativo è correttamente usato. Perché non informano i giovani di questo pericolo? Forse per non mettere in pericolo il business di certe lobbies.

Una propaganda interessata, cui non mancano ingenti mezzi economici, sostiene, in assenza quasi totale di voci contraddittorie, che l'uso del preservativo garantisce totalmente dal contagio del virus Hiv, impedendo la diffusione della peste del secolo, dell'AIDS.

Ovviamente, peste e corna nei confronti della Chiesa cattolica, la cui morale retrograda e oscurantista si ostina a negare liceità all'uso dei contraccettivi, anche in epoca così a rischio di contagio mortale per larghe fasce di popolazione, soprattutto nei Paesi più poveri. Chiesa senz'anima, arroccata su principi insostenibili, crudele, inamovibile persino di fronte al pericolo di morte che circonda i nostri giovani.

E così, ancora una volta sul banco degli imputati, la Chiesa ed i cattolici, per lo meno quelli che ancora seguono le indicazioni del Magistero in materia di morale sessuale, vengono additati a incoscienti, se non colpevoli, complici della propagazione del virus letale. Costretti in difesa, non sappiamo quasi che cosa balbettare di fronte all'indice puntato di questi giustizieri dal giudizio inappellabile. Ma si e` proprio certi che le cose stiano veramente così? Si è sicuri che il profilattico protegga totalmente dal virus dell'AIDS? Facciamo il punto della situazione.

1. Chi è sieropositivo ha una malattia mortale di cui l'AIDS non è che lo stadio finale.

2. Chi è sieropositivo può contagiare gli altri.

3. Attualmente non esiste alcuna medicina o vaccino che guarisca da questa malattia e dunque l'unico mezzo per non contrarre questo virus è la prevenzione.

Ma oggi, quando si parla di prevenzione, viene alla mente una parolina magica: "preservativo". Lo dice il nome: preserva. Preserva la donna dal rimanere incinta, preserva giovani e meno giovani dal mortale contagio dell'Hiv. Ma qualcuno - ci limitiamo a prenderne atto - dubita che il preservativo sia realmente uno strumento che garantisca di non essere contagiati dal virus. La cosa e` risaputa, circola negli ambienti scientifici, ma si preferisce non divulgarla. Tra i dubbiosi va annoverato il professor Joannes .P.M. Lelkens, emerito di anestesiologia all'Università di Maastricht e docente di fisiologia all'Istituto "MEDO" di Kerkrade (paesi Bassi) per la famiglia e l'educazione.

La tesi del professor. Lelkens parte innanzitutto da una constatazione: la probabilità di rimanere incinta utilizzando costantemente, in ogni rapporto sessuale, il preservativo varia il 9% e il 14%. Vale a dire che, se 100 coppie, per un anno intero usano esclusivamente il preservativo come anticoncezionale, circa 12 donne rimangono incinte. Il dato, sconosciuto al popolo dei fruitori di contraccettivi, è confermato anche da una recente indagine condotta dall'Associazione degli ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi). Anche questa indagine, ovviamente, passata sotto silenzio quasi totale. Ma proseguiamo. E' dunque provato scientificamente che gli spermatozoi possono passare attraverso il preservativo. Lo stesso professore ci informa che il virus dell'AIDS e` piu` piccolo degli spermatozoi (0,1 micron) e perciò ha più facilità a passare attraverso il profilattico. Quanto afferma il professor Lelkens è confermato da uno studio compiuto da C.M. Roland, capo della sezione "Proprietà dei polimeri" del Naval Research Laboratory di Washington, apparso in un articolo della rivista specializzata Rubber World del giugno del 1993. "Sulla superficie del preservativo - scrive Roland - la struttura originale appare al microscopio come un insieme di crateri e di pori. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l'interno e l'esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus". La notizia va presa con estrema attenzione: il preservativo presenta fori 50 volte più grandi del virus dell'AIDS e quindi questo virus può benissimo attraversare la parete di gomma del profilattico. La maniera migliore per verificare la veridicità di questi dati era testare nella realtà la presunta sicurezza offerta dai preservativi. Questo è appunto ciò che ha fatto la dottoressa Susan C. Weller che ha studiato la frequenza della trasmissione del virus, usando sempre il preservativo per un anno, tra coppie di marito e moglie nelle quali uno solo dei due partners è sieropositivo. In questo studio è emerso che ben il 30% delle persone sane si è ammalato nell'arco di un anno; ciò a dimostrare che questi soggetti, nonostante l'uso continuato del preservativo, sono stati contagiati dal loro coniuge.

Una percentuale strabiliante che, se confermata, inficia del tutto il comune pensare di tanti promotori delle campagne del "sesso sicuro". Sostenere, come fanno molti messaggi pubblicitari, che l'uso del preservativo garantisca totalmente da rischi di contagio, è del tutto falso. Se il messaggio fosse accolto acriticamente - come purtroppo avviene spesso - dai nostri studenti, in ogni classe 6-7 dei nostri ragazzi (appunto circa il 30 %) rischierebbero pericolosamente di essere sacrificati alle campagne del "sesso sicuro". Vien da chiedersi quanti genitori sarebbero disposti a sottoscrivere tali campagne. E quanti giovani, se informati della verità, sarebbero disposte ad accoglierle acriticamente, come spesso oggi avviene. Infine, oltre al fatto che il preservativo presenta veri e propri tunnel che permettono il passaggio del virus all'esterno dello stesso, non dimentichiamoci che il profilattico durante il rapporto può subire lacerazioni (i preservativi nuovi hanno una probabilità di lacerarsi del 3,6%, quelli vecchi di qualche anno fino al 18,6%); può, se non utilizzato correttamente, provocare passaggio di liquido seminale, e con esso anche il virus Hiv, e, da ultimo, può sfilarsi. Se sommiamo tutti questi rischi dobbiamo necessariamente essere d'accordo con il parere autorevole del professor Leopoldo Salmaso, medico epidemiologo e aiuto infettivologo presso l'ospedale di Padova, parere confermato dai risultati delle ricerche condotte dal Federal Drugs Administration, l'ente che negli Stati Uniti controlla i medicinali: "Il preservativo può ritardare il contagio, ma non arrestarlo". La conclusione si impone: contare sui preservativi è far la corte alla morte.

A questo punto sorge spontanea una domanda: perchè i risultati di queste ricerche non sono noti all'opinione pubblica? Forse per non ingenerare un panico di massa? Ma quando c'e` di mezzo la nostra salute, non abbiamo tutti il diritto di sapere? Non sarà che la vendita di preservativi fattura milioni di dollari in tutto il mondo e simili notizie segnerebbero la fine di un così imponente business? Domande che attendo risposta. Tornando invece al problema di come debellare l'AIDS, che cosa possiamo fare di realmente efficace per fermare questa malattia, dato che i preservativi offrono così poche garanzie? Qual e` la vera strada del sesso sicuro? La sola strada che dà certezza di non contrarre il virus attraverso rapporti sessuali è proprio quella di non avere rapporti sessuali: la strada dell'astensione sessuale, proprio quella tanto derisa, gabellata per retrograda, qualificata come castrante la personalità dei nostri giovani. Eppure, il ragionamento non fa una piega. Il professor Salmaso ci aiuta con un esempio pubblicato su Avvenire: "Se un bambino ha il morbillo, abbiamo due modi per arginare l'infezione. Eliminare il rischio di contagio tenendolo a casa, oppure mandarlo a scuola facendogli indossare una mascherina. Va da sè che questo secondo criterio è assai più insicuro rispetto al primo. Portando la mascherina il bambino contagerebbe i compagni di scuola in quindici giorni, anzichè in uno. Ma il risultato sarebbe ugualmente quello di un'epidemia generalizzata". Questo è quanto può accadere, fatte le debite proporzioni, quando si una persona sieropositiva utilizza il preservativo. Non è certa di evitare il contagio, ma solo di ritardarlo. Naturalmente, soluzione efficace e raccomandabile è la fedeltà reciproca nel matrimonio. Ma, guarda caso, qui torniamo al recupero di quella visione monogamica della coppia, proclamata dalla Chiesa sin dall'inizio della sua bimillenaria storia. Ancora una volta questi cattolici. Che abbiano ragione anche quando parlano di preservativo?

Ricorda:

Il preservativo presenta fori il cui diametro è 50 volte più grande della grandezza del virus dell'AIDS

L'astensione dai rapporti sessuali con persone sieropositive e la fedeltà reciproca nel matrimonio sono l'unica garanzia sicura contro il contagio.

Studi epidemiologi, scientificamente condotti, dimostrano come nel 7-15% dei casi, fino al 30% in alcuni studi, l'infezione si verifichi nonostante l'uso del preservativo.

Leggi anche: "palloncino": un affare a rischio

sabato, ottobre 22, 2005

Testimonianza di Germano Santoni

Sono iscritta in questo forum www.lilachat.it e un utente ha postato questa testimonianza.



Fonte: http://www.ridolfo.it/urbani/Urbani_T3.html#Germano
---inizio testimonianza---
Testimonianza di Germano Santoni

Volentieri scrivo questa testimonianza su Carlo Urbani, il quale ha dato la sua vita per salvare molte vite umane, non solo dal morbo della SARS, ma anche
da tante altre malattie ugualmente mortali. Io sono uno dei tantissimi che ha salvato dalla morte. Mi presento sono un ragazzo di 30 anni, il mio nome
è Germano Santoni, ho avuto il piacere di incontrare Carlo nel lontano 1994 a Macerata, nel reparto malattie infettive, dove il 4 ottobre dello stesso
anno, mi diagnosticarono una tremenda malattia: l’AIDS.

Il primo incontro con Carlo per me fu traumatico, perché mi si avvicinò e mi disse: "Caro Germano, oggi dobbiamo parlare insieme della tua vita, so che
sei un ragazzo di 19 anni, ma voglio conoscere altre cose di te. Sei cattolico? Hai fede in Gesù Cristo? Vuoi iniziare un nuovo cammino nella tua vita
insieme a me? Mi ritieni un tuo amico? Ora devi aiutarmi anche tu, vedrai, il Signore ci aiuterà a superare questa fase, sei d’accordo con me?" Io annuii
a tutte le sue richieste, ma dubitavo un po’ di lui, non capivo dove volesse arrivare.

Poi aggiunse, "Ora seguimi, andiamo a fare due passi insieme, ma non preoccuparti, io sono tuo amico e voglio essere sicuro che possiamo fidarci vicendevolmente,
entriamo nel mio ufficio… io lo chiamo così! Inizio con il dirti che potrà non piacerti, quello che so è che ho un dovere verso di te come medico. Ormai
credo che ci possiamo dire tutto, non è vero? Allora come tu ben sai nella nostra vita spesso e volentieri avvengono cambiamenti repentini a cui dobbiamo
saper porre rimedio immediato. Così dovremmo fare noi due insieme.

Sarò franco con te perché lo meriti assolutamente, però mi devi promettere che lotteremo insieme in questo cammino irto di difficoltà. E’ arrivata l’ora
di spiegarti la situazione, qui ho le tue risposte del test HIV e purtroppo è…positivo!"

Lui cercò di rassicurarmi, ma io iniziai ad imprecare, perché non si può avere l’AIDS a 19 anni! Scoppiai a piangere, Carlo mi si avvicinò e disse: "Sfogati
pure figlio mio!" Mi abbracciò e mi strinse forte a lui facendomi coraggio. Mi accompagnò da una sua collega psicologa ed insieme mi riportarono alla ragione
e mi tranquillizzarono.

Lui mi disse che dovevo star sereno perché non mi avrebbe mai abbandonato al mio destino. A quel punto sentii che dovevo fidarmi totalmente di Carlo. Egli
mi accompagnò al reparto e mi fece assegnare una stanza. Mi spiegò tutti i compiti all’interno della mia stanza e quali fossero i comportamenti da ottemperare
per agevolare il compito di tutti i sanitari. Mi lasciò solamente dopo essersi accertato che io avessi capito ogni cosa.

Durante il ricovero Carlo mi fece fare tutti gli accertamenti per determinare la causa del contagio, a me sconosciuta. Nonostante l’impegno profuso, Carlo
non riuscì a scoprire la possibile causa. Da quel giorno iniziò un rapporto favoloso con lui, il quale mi diceva che presto o tardi, insieme, avremmo superato
tutte le difficoltà iniziali. E così fu fino alla mia dimissione dal reparto malattie infettive.

Carlo Urbani: "Ricorda che tutto si può superare insieme. Io sono con te".

Prima che fossi dimesso, Carlo mi disse: "Vai, la vita fuori ti aspetta e ricorda che tutto si può superare insieme. Io sono con te". Ci stringemmo la mano,
lui mi diede un colpetto sulla spalla e io me ne andai.

Rincontrai Carlo nei controlli successivi ed ogni volta mi incoraggiava a lottare, a tener duro. Fu lui a darmi la notizia, nel 1996, dell’efficacia dei
nuovi farmaci antivirali. In quell’ occasione Carlo mi annunciò la sua intenzione di partire per aiutare altre persone nel mondo. Nel 1997 lasciò l’ospedale
di Macerata per aderire all’associazione "Medici senza frontiere". Da quel giorno non lo incontrai più. Nel 2001, quando mi ammalai gravemente e divenni
cieco, lo feci rintracciare telefonicamente, per sapere se fosse a conoscenza di qualche terapia idonea a risolvere il mio problema. Lui mi consigliò di
assumere un farmaco di ultima generazione, chiamato "Kaletra".

Oltre al farmaco, per superare quel tremendo momento, mi affidai anche alla preghiera. Di lì a pochi giorni, superai la crisi acuta della malattia e scampai
alla morte certa. In quei tragici momenti, mi ritornavano spesso alla memoria le sue parole che erano un continuo invito a lottare senza paura. Carlo aveva
infuso in me il coraggio di vivere e di affrontare la malattia. Lui era sempre al fianco di noi ammalati ad incitarci a vivere con grande volontà per superare
i momenti bui che inevitabilmente la malattia ci presentava. Carlo affermava che l’aspetto psicologico è fondamentale e che bisogna sconfiggere l’indifferenza
e la paura della gente verso l’AIDS.

La speranza e la fiducia che mi ha trasmesso Carlo, mi guidano nella vita
e mi aiutano a superare gli ostacoli che mi si presentano ogni giorno, mi danno la forza di andare avanti e di lottare per i miei diritti e per quelli
degli ammalati come me.

Quando Carlo morì io ero già sulla sedia a rotelle e non vedente. Sento vivo Carlo dentro di me e mai morrà nel mio ricordo. Io gli devo la vita e prego
per lui ogni giorno e lo immagino già in Paradiso nella schiera dei beati.

Rendo pubblica questa mia testimonianza per infondere il coraggio che Carlo mi ha trasmesso a tutti coloro che si trovano nella mia stessa condizione.
---fine testimonianza---
Davvero toccante!!!!

venerdì, ottobre 21, 2005

Sto seriamente pensando...

1)LIPU
2)Amnesty International
3)Medici Senza Frontiere
4)Sono diventata attivista
5)ActionAid International
6)Adesso sto seriamente pensando di farmi la tessera amico LILA alla modica somma di € 15.00.
Perchè la LILA?
1)Con ActionAid ho imparato a dire NO POVERTY NO AIDS, così posso farlo pure in Italia e con Medici Senza Frontiere che tutti abbiamo diritto a cure mediche e che la sulte è un diritto che purtroppo oggi dipende da dove vini. Nel nord del mondo c'è un tabù, nel sud c'è la povertà.
2)Perché l'AIDS non guarda in faccia nhessuno e può toccare tutti noi ed è la peste dei giorni nostri insieme ai tumori.
3)Prevenire è meglio che curare!
4)Per essere più informata sull'argomento.
5)Perché c'è troppo silenzio quando il silenzio non ci vuole e bisogna gridare: STOP AIDS!!!
6)E anche perché mi interessa l'argomento!
NO POVERTY NO AIDS www.actionaidinternational.it
www.msf.it
STOP AIDS : www.lila.it
http://www.lilacedius.it/

lunedì, ottobre 17, 2005

Liberia, un voto di speranza. Reportage sulla giornata elettorale di martedì scorso, la prima dal dopoguerra

Liberia - 17.10.2005
Liberia, un voto di speranza
Reportage sulla giornata elettorale di martedì scorso, la prima dal dopoguerra



scritto per noi da
Francesco Lembo
Un'immagine dalla campagna elettoraleAll’indomani del voto, si va delineando in Liberia uno scenario che in molti avevano prospettato alla vigilia delle elezioni. Alta la percentuale dei votanti, che si è attestata al 74%. Secondo i dati ufficiali il candidato del Cdc, George Manneh Weah, ha raccolto il maggior numero dei consensi (32.2%), distaccando nettamente la candidata dell’Unity Party, Ellen Johnson Sirleaf (18.6%). Sorprende l’affermazione, in alcune contee, del candidato del Liberty Party Charles Brumskine che, a livello nazionale, si posiziona terzo (10.6%).

Outsider. “E’ un buon leader”, afferma Terry Quoi, sacerdote in River Cess. “A differenza di molti candidati, Brumskine si interessa della povera gente. Lo ha dimostrato con il governo di Taylor, dal quale si è dissociato durante la guerra fuggendo in America. Tra tutti i candidati è il più credibile. Il suo principale impegno politico è quello di garantire a tutti i cittadini liberiani il diritto all’educazione, svincolandola da tasse governative e rendendola obbligatoria per tutti”. Inevitabile, a questo punto, un ballottaggio, previsto per il giorno 8 novembre 2005, tra i primi due candidati che otterranno il maggior numero dei voti.

Un osservatore in visita a un seggioData storica. La comunità internazionale ha espresso la propria soddisfazione per una tornata elettorale che si è svolta in un sostanziale clima di calma e serenità. “L’11 ottobre”, afferma Ray Kennedy, direttore della componente elettorale della missione Unmil, “sarà ricordato come una data storica per la Liberia, dal momento che tutto il mondo ha potuto assistere a libere e trasparenti elezioni. Il popolo liberiano si è alzato in piedi dopo 14 lunghi anni di guerra che lo avevano messo in ginocchio e ha dimostrato il proprio impegno verso un credibile processo di pace da attuarsi mediante un governo democraticamente eletto”.

Pace armata. Nessun incidente di rilievo è stato registrato. Alla vigilia delle elezioni erano in molti a temere il verificarsi di scontri o episodi di violenza tra i sostenitori dei vari gruppi politici. Soprattutto in alcune zone vicino la capitale, dove vivono gli ex combattenti, come a Gotrish Rubber Plantation, il clima pre-elettorale era teso. “La gente ha paura”, ci ha riferito prima delle elezioni un locale che non vuole essere identificato per nome. “Molti tra gli ex combattenti sono a favore della candidatura di Weah e sostengono di essere pronti a riprendere le armi, nell’ipotesi in cui non vincesse le elezioni”.

LUnghe file davanti ai seggiIl gran giorno. 11 ottobre, distretto di Morweh, contea di River Cess. Prima mattinata, arriviamo a Bojeesay Town sulla nostra 4x4. Davanti al seggio, un lungo serpentone di persone, in piedi, attende il proprio turno per votare. Un’interminabile coda che procede lente. Entriamo nel seggio. Una stanza minuscola, di ghiaia, improvvisata come sala elettorale. Due tavoli, qualche sedia, una finestra da cui entra poca luce. L’odore forte, penetrante. All’interno i membri del seggio, gli osservatori, i rappresentanti dei vari partiti politici. Ci muoviamo a stento, quasi manca spazio anche per l’aria. Gli elettori entrano uno alla volta, seguendo un percorso loro imposto: verifica della tessera elettorale, consegna delle schede di voto, cabina, urna, inchiostro indelebile. Monitoriamo il seggio per una decina di minuti. Le persone indugiano nelle cabine. La coda, fuori, non si muove di un millimetro.

Voto poco segreto. “Molti”, ci racconta Topoh Sylvanus, “non sanno come votare. Sanno a chi dare la preferenza, ma non sono in grado di riconoscere il viso del proprio candidato stampato sulla scheda elettorale, né leggerne il nome. In alcuni casi si vergognano a chiedere indicazioni ai membri del seggio, così rimangono nella cabina dieci, talora venti minuti, fin quando si rassegnano ad abbandonarla su invito del presidente del seggio. Questo è il motivo di tante schede bianche. Molto spesso chiedono di avvalersi della procedura del voto assistito. Riferiscono al presidente di seggio la persona cui intendono accordare la propria preferenza e quest’ultimo marca la tessera elettorale, si spera secondo le indicazioni dell’elettore. Soprattutto nei centri rurali come questo, dove più alto è il livello di analfabetismo, la maggior parte della gente ricorre al voto assistito con la conseguenza, ben intuibile, che il voto perde una delle sue caratteristiche fondamentali: la segretezza”.

Sostenitori di George WeahCode di speranza. Pomeriggio di pioggia. Ci spostiamo verso gli altri centri del distretto: Gbarsleh Town, Kangbo Town, Debbah Town. Le stesse scene si ripetono. Interminabili code all’entrata del seggio elettorale, stanze senza luce adibite a seggio e quasi ogni elettore accompagnato dal presidente nella cabina elettorale. Qualche osservatore ce lo fa notare, quasi timidamente, per lo più rassegnato: “quale che sia il risultato finale di questa tornata elettorale, la segretezza del voto è la vera sconfitta”. Fuori la gente in fila si fa nervosa. La pioggia inizia a cadere più forte. L’orario di chiusura dei seggi è previsto per le ore 18. Sono tuttavia ammesse al voto tutte le persone che prima delle sei di sera si trovano in coda. A Kangbo Town, l’ultima persona vota alle ore 22. Lo scrutinio termina alle cinque di mattina. Inizia a intravedersi l’alba. E’ il 12 ottobre. E la Liberia è sulla strada verso la democrazia.

Francesco Lembo lavora per l’Unmil, la missione di pace delle Nazioni Unite in Liberia

Carlo Azeglio Ciampi (Presidente della Repubblica) Innalzare gli aiuti per il Terzo Mondo

http://italy.peacelink.org/editoriale/articles/art_13142.html
Intervento alla commemorazione del 60° anniversario di fondazione della FAO
Innalzare gli aiuti per il Terzo Mondo allo 0,7% del Prodotto Interno Lordo
"Una società che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni di bambini è una società malata di egoismo e di indifferenza".
Carlo Azeglio Ciampi (Presidente della Repubblica)
Fonte: http://www.quirinale.it/Discorsi/Discorso.asp?id=27844
Roma - Sede della FAO, 17 ottobre 2005
17 ottobre 2005
Signor Direttore Generale,
Signori Delegati,
Signore e Signori,
Il Presidente Ciampi con Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO - http://www.quirinale.it/Fotografie/Fotografia.asp?id=27728
ho accolto con grande piacere l'invito a partecipare alla commemorazione del 60° anniversario della fondazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione.
Solo due settimane or sono - Signor Direttore Generale - Ella mi ha consegnato la Medaglia Agricola della FAO. E' un riconoscimento di cui sono particolarmente onorato e che considero un impegno per l'Italia - e mio personale - a continuare nella lotta alla fame; a sostenere la FAO con determinazione nella sua alta missione; a rafforzare ulteriormente il vincolo speciale che la lega alla FAO.
Rivolgo in questa occasione le mie felicitazioni al Presidente Lula, cui è stata conferita la stessa prestigiosa onorificenza.

Coloro che hanno conosciuto un mondo senza Nazioni Unite hanno caro l'enorme progresso compiuto dall'umanità; sanno quanto dobbiamo alla saggezza e alla lungimiranza degli ideatori e dei firmatari della Carta di San Francisco.
Essi cercarono di dare vita ad una società internazionale fondata sulla legalità e sulla solidarietà; seppero guardare lontano ed immaginare, mentre infuriava ancora la guerra, un mondo in cui ogni essere umano sarebbe stato in grado di soddisfare, dopo il diritto alla sicurezza, il diritto al cibo.
Dalla loro visione nacque la FAO che oggi, insieme all'IFAD e al PAM, compone il polo agroalimentare di Roma.
A Roma si stabilì, in seguito, anche l'Istituto Internazionale per le Risorse Genetiche Vegetali, preposto alla conservazione e alla valorizzazione della biodiversità.

A sessant'anni di distanza, la missione della FAO è più che mai indispensabile e attuale. Al di fuori del mondo industrializzato, centinaia di milioni di esseri umani vivono la disperazione quotidiana di non trovare di che nutrirsi, di non riuscire a dare la speranza di una vita dignitosa ai propri figli.
Fame e denutrizione stringono in una morsa letale popolazioni già vittime di terribili malattie - AIDS, malaria e tubercolosi - di guerre e conflitti etnici.
La coscienza non può non ribellarsi di fronte a questa strage silenziosa.

La cerimonia di oggi si svolge a poche settimane dalla conclusione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo delle Nazioni Unite, che ha riaffermato l'impegno della comunità internazionale a raggiungere gli obiettivi del Millennio. Primo fra tutti, quello di ridurre della metà, entro il 2015, il numero delle persone che soffrono la fame.
Quell'obiettivo fu per la prima volta individuato quale fondamentale traguardo di civiltà e di coscienza proprio in questa sala, in occasione del Vertice Mondiale dell'Alimentazione nel 1996.

La Dichiarazione del Millennio riafferma la necessità di arginare il lacerante divario tra il Nord e il Sud del mondo attraverso un piano d'azione rigoroso.
All'ONU e alle sue istituzioni spetta il merito di aver indotto la comunità internazionale a cimentarsi con questa sfida - la massima sfida dei nostri tempi - imponendo un'agenda di mobilitazione sul tema dello sviluppo che non ha precedenti.

Sostenuta con determinazione, quell'agenda ha messo in moto un percorso scandito dalle tappe di Monterrey, di Johannesburg e del secondo Vertice dell'Alimentazione di Roma.

Cinque anni non sono passati invano.
Il volume di aiuti allo sviluppo è aumentato considerevolmente e aumenterà ancora, di quasi 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2010; i governi dei Paesi sviluppati hanno promesso di raggiungere entro il 2015 un livello di aiuti pari allo 0,7% del loro Prodotto Interno Lordo; lo stock di debito dei Paesi poveri e più indebitati è stato ridotto del 61%, nell'ambito di un'iniziativa di remissione del debito di cui l'Italia è stata tra i promotori e a cui ha contribuito cancellando 2,6 miliardi di euro, con l'obiettivo di giungere quanto prima a 4,8 miliardi, pari al 100% del debito bilaterale nei nostri confronti; infine, poche settimane or sono, le Istituzioni Finanziarie Internazionali hanno approvato la proposta del G8 di eliminare il 100% del debito multilaterale dei Paesi più poveri.

Sono risultati incoraggianti.
Non bisogna mai dimenticare, tuttavia, che nessuna assistenza internazionale può sostituirsi all'assunzione di responsabilità fondamentali dirette.
I fattori chiave dello sviluppo sono gli stessi in ogni parte del mondo: stabilità, legittimità democratica dei governi, certezza del diritto, rispetto dei diritti umani e civili, libertà economica, tutela del patrimonio ambientale e delle proprie radici culturali. Creare queste condizioni, senza disperdere preziose risorse in sanguinosi conflitti armati e nei mille rivoli della corruzione, è compito primario dei beneficiari.

C'è ancora così tanto da fare. In Africa, in particolare, il raggiungimento degli obiettivi del Millennio appare come un traguardo ancora molto distante.
È soprattutto l'arretratezza rurale che frena lo sviluppo dell'Africa: terreni inariditi dall'avanzare della desertificazione e impoveriti da colture inadeguate.

Grave è anche la permanente carenza di infrastrutture essenziali per la raccolta e la conservazione dell'acqua e di efficienti sistemi di irrigazione.

Sempre di più l'approvvigionamento idrico, elemento indispensabile di un'agricoltura fiorente, appare come un problema strategico: bisogna mirare ad una gestione razionale di questa risorsa, che deve essere oggetto di collaborazione e non di conflitto fra i Paesi.

Lo sviluppo rurale è al cuore della rinascita dell'Africa.

Ne è ben consapevole la FAO, che ha impegnato la sua esperienza e le sue risorse per l'attuazione del programma di sviluppo agricolo della NEPAD.

Signor Direttore Generale,
l'Italia sostiene senza riserve gli sforzi della FAO. Il nostro programma di cooperazione con l'Organizzazione è tra i maggiori che conduciamo all'interno del sistema delle Nazioni Unite; esso si concentra sulla sicurezza alimentare, lo sviluppo sostenibile, l'assistenza alle politiche agricole, gli aiuti di emergenza.

L'Italia accompagna a tale azione un crescente impegno finanziario a favore dei programmi per la sicurezza alimentare della FAO, dell'IFAD e del PAM.

Il contributo italiano al Fondo Globale per la lotta contro l'AIDS, la malaria e la tubercolosi sarà innalzato da 100 a 130 milioni di euro nel prossimo biennio. Si aggiunge, in questo campo, l'opera benemerita di efficienti Associazioni di volontariato.

L'Italia è fortemente impegnata anche nella cooperazione sanitaria, nella ricerca biomedica e nei progetti di tutela ambientale.

I nostri centri di ricerca sono tra i più attivi nella formazione e nel trasferimento di tecnologie avanzate ai Paesi in via di sviluppo. Ricordo che questa è la missione specifica degli Istituti scientifici di Trieste, nati nell'alveo e nello spirito delle Nazioni Unite, che l'Italia ha voluto e largamente finanzia. Scienza e tecnologia sono strumenti essenziali per lo sviluppo rurale.

Il settore agricolo, tuttavia, potrà realizzare appieno il suo potenziale solo se i prodotti dei Paesi in via di sviluppo potranno accedere liberamente ai mercati dei Paesi industrializzati.
La positiva conclusione del Doha Round consentirebbe, secondo le stime della Banca Mondiale, di strappare alla povertà oltre cento milioni di persone.
Ci avviciniamo alla Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio di Hong Kong. Non possiamo negare ai Paesi emergenti e ai Paesi poveri le opportunità del commercio internazionale, sulle quali si fonda tanta parte della nostra prosperità.

Signor Direttore Generale,
da oltre mezzo secolo la FAO si batte al fianco dei poveri, di coloro che soffrono la fame. Non vi è missione più nobile; non vi è compito che meglio rifletta lo spirito e la lettera della Carta delle Nazioni Unite, che impegna gli Stati membri ad impiegare gli "strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli".

La costruzione di un ordine mondiale più giusto è, in primo luogo, un imperativo morale. Ma non è solo questo: un mondo nel quale i benefici del progresso scientifico e della crescita economica siano ripartiti in modo più equo è anche un mondo più sicuro per tutti.

Una società che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni di bambini è una società malata di egoismo e di indifferenza.

Dobbiamo colmare il solco - fatto di ingiustizia e di disperazione - che divide Paesi ricchi e Paesi poveri; da esso traggono origine e alimento i fenomeni che minacciano la sicurezza di tutti noi: l'estremismo, il fondamentalismo, l'odio etnico.

A New York, lo scorso settembre, i leader mondiali ne hanno preso atto e hanno solennemente rilanciato l'alleanza solidale tra Nord e Sud per vincere la povertà.
E' un impegno che non può essere disatteso: ne dipende in larga misura la convivenza pacifica tra i nostri popoli nei prossimi decenni.

Signor Direttore Generale,
Signori Delegati,
Signore e Signori,
la povertà e la fame sono i più antichi nemici dell'umanità. Per la prima volta nella storia disponiamo dei mezzi per sconfiggerli: abbiamo le risorse economiche, la tecnologia e il sostegno dell'opinione pubblica.
Dipende soltanto da noi.

sabato, ottobre 15, 2005

Che settimana a scuola questa!!!

Che settimana a scuola!!!!
1)Siamo stati tutti raffreddati!
2)Sono stata interrogata in fisica e mi è andata male!
3)Il compito d'italiano: c'erano due tititoli, io ho fatto il primo, ho scritto come se stessi scrivendo sul mio blog.E sono andata fuori tema!!!
4)Oggi c'è stato compito di matematica e non ho fatto l'esercizio numero 6, inoltre avrò sbagliato il numero 5.
Commento:
ci vuole riposo adesso,
Commento n°2
In Italiano non ho mai preso un voto negativo.
Poi si vedrà!
Appena ho i risultati li scrivo qui!!!!
Bye!
Agnese

venerdì, ottobre 14, 2005

Action Aid International Donazioni per le Emergenze di Ottobre 2005

Guatemala, Pakistan, India, Bangladesh... catastrofi naturali hanno seminato panico, morte e distruzione. Ovunque vittime, case distrutte e migliaia di sfollati.


Insieme a noi, per portare aiuto dove c'è bisogno. Dona ora!






Puoi devolvere il tuo contributo in contanti o bonifico bancario mediante:

- conto corrente bancario: conto n. 000000105948 di BANCA ETICA intestato ActionAid International Italia - codice IBAN: Cin Y - ABI 05018 - Cab 01600.
Per donare dall'estero utilizza il codice Eu IBAN IT13 Y050 1801 6000 0000 0105 948.

Causale: Emergenze ottobre 2005

NB: Banca Etica ha deciso di azzerare le commissioni sui bonifici effettuati, in contanti presso le sue filiali o con addebito in conto, a favore della nostra organizzazione.


- attraverso la donazione on line http://www.azioneaiuto.it/site/box.jsp?id=594

mercoledì, ottobre 12, 2005

I Gitani del mare, una minoranza che i militari birmani vogliono cancellare

da www.peacereporter.net
Myanmar (ex-Birmania) - 29.9.2004
Un mondo a parte
I Gitani del mare, una minoranza che i militari birmani vogliono cancellare




Nel mare delle Andamane , al largo della costa birmana, alcune centinaia di famiglie vivono su piccole barche di legno chiaro insieme a cani, polli e ogni genere di vettovaglie. Vengono chiamati in vari modi, “Moken”, bambini moken“Salon” o più in generale “nomadi o gitani del mare”, perché gettano l’ancora solo alcuni mesi l’anno, quando l’oceano è mosso dai monsoni. Poche persone finora sono riuscite ad avvicinarli. I Moken parlano una lingua di ceppo malesiano, non conoscono alcun tipo di organizzazione politica e hanno di rado contatti con il mondo circostante. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato e la loro sopravvivenza è in pericolo, come del resto quella delle altre minoranze che popolano il Myanmar.

Nell’ex Birmania, ormai, i nomadi del mare sono poche migliaia. La maggior parte, circa diecimila, sono fuggiti intorno all’isola tailandese di Phuket nel corso degli anni ’90, quando la giunta cominciò a trasferirli con la forza sulla terraferma. I militari birmani avevano scoperto per la prima volta l’incredibile potenziale economico di queste acque, coi fondali ricchi di petrolio e una barriera corallina incontaminata, ideale per diventare il regno dei sub di tutto il mondo. Le principali multinazionali del greggio, tra cui Unocal, Total, Premier e Petronas, iniziarono le estrazioni nel golfo di Mergui e moltissimi uomini della marina furono impiegati per sorvegliare le piattaforme.
I Moken, non potendo più pescare a Mergui, si spostarono in acque tailandesi, dove però spesso non ritrovarono l’habitat originario. Per l’estrema povertà, mogli e figlie cominciarono a prostituirsi nei bordelli della costa. Poi, nel ’97, fu la volta in Myanmar dell’apertura al turismo: il governo birmano strinse accordi con oltre quaranta tour operator per consentire escursioni dalla Thailandia alle isole Andamane. Era dal 1948, subito dopo la fine del colonialismo inglese, che i visitatori stranieri non avevano accesso a queste zone.

La giunta accusò i Moken di praticare una pesca dannosa per i fondali e si impegnò a promuovere il cosiddetto – ironia della sorte - “turismo ecologico”, divenuto sempre più di tendenza tra i sub. I tour operator non esitarono a sposare l’idea che i gitani del mare potevano mettere a rischio la barriera corallina e che dovevano, dunque, essere “civilizzati ed educati dal governo”. Così a decine vennero trasferiti sull’isola di Bocho e obbligati ad abbandonare lo sciamanesimo per convertirsi al buddismo. A capo di Bocho venne posto un monaco, ex colonnello dell’Esercito birmano.

barca mokenLe condizioni dei Moken sono peggiorate nell’ultimo anno. Dal 14 al 17 febbraio le autorità birmane hanno allestito il “Festival dei Salone” – nome con cui la giunta chiama i nomadi – trasformando i Moken in un vero e proprio fenomeno da baraccone. Moltissime persone sono state rapite dai militari e costrette a mettere in scena i balli tradizionali davanti ai turisti. In pochi mesi Bocho, atollo coperto dalla giungla, è stato dotato di ogni comfort turistico: duecento alloggi, una clinica, un palco, una scuola, desk informativi, servizi igienici, rifornimento d’acqua ed elettricità. E più di cento persone sono state impiegate come cuochi, camerieri e inservienti.

“Hanno forzato intere famiglie, che non sanno sopravvivere nella foresta tropicale, a vivere in uno zoo umano”, accusa il Democratic Voice of Burma in un articolo del 14 gennaio 2004. Mentre l’associazione Project Maje, che ha compilato un rapporto sulla minoranza, aggiunge: “Non sappiamo se i gitani del mare hanno avuto un ruolo nel recente deterioramento dell’habitat dell’arcipelago. Ma di certo detengono un’incredibile conoscenza dell’ambiente marittimo delle Andamane. Studi recenti hanno dimostrato che i bambini hanno sviluppato la capacità di vedere fino ad alcuni metri sott’acqua.

Vivono in sintonia con l’oceano. Se i gitani del mare vengono eliminati, ridotti per fini turistici a una parodia di se stessi, criminalizzati o assimilati ad altri gruppi più vasti, il Mare delle Andamane perderà i suoi guardiani nativi. Questa popolazione, inoltre, ha molto da insegnare al mondo riguardo all’uso sostenibile di risorse scarse”.

I Moken sono un simbolo unico di libertà e indipendenza. “Sono persone speciali”, dichiarano Klaus Reisinger e Frederique Lengaigne, registi di un documentario sui gitani del mare. “Navigano giorno per giorno senza pensare al futuro. Non si fanno condizionare dallo stile di vita delle altre popolazioni…Continuano a resistere alla vita moderna, al materialismo e alla tirannia. Non possiamo prevedere cosa accadrà loro”.

La drammatica vicenda dei gitani del mare riporta l’attenzione sul boicottaggio del turismo nei Paesi colpiti mare andamanedalle dittature. In Myanmar una campagna di boicottaggio dei viaggi fu lanciata a fine anni ’90 dalla stessa Aung San Su Kyi, leader democratica birmana e Nobel per la pace agli arresti domiciliari dal maggio 2003.
La questione in realtà è controversa. Da una parte Suu Kyi accusa il turismo straniero di arricchire i militari che controllano e posseggono gran parte delle infrastrutture e delle attrazioni. Dall’altra i tour operator rispondono che il flusso di viaggiatori rappresenta un contatto vitale con il mondo esterno e dà da vivere a molti birmani. “Ma non tengono conto del contesto sociale e politico birmano”, dichiara Roberto Brusadin a nome dell’Onlus Viaggi e Miraggi e dell’Associazione italiana turismo responsabile (Aitr). “Nel 2002 abbiamo sollecitato in Italia oltre cento tour operator ad aderire al boicottaggio con una risposta quasi pari a zero. La Birmania nell’immaginario collettivo resta un Paese esotico, fuori dalle rotte tradizionali. Dopo i fatti sanguinosi del maggio 2003, quando Suu Kyi fu rapita e arrestata e cento suoi seguaci vennero uccisi, la campagna è stata rivitalizzata e rivolta direttamente agli utenti. Abbiamo organizzato iniziative in varie piazze d’Italia. Proiezioni, volantinaggio, commemorazioni”.
Intanto, però, sono sempre di più i viaggiatori che si recano nel Paese asiatico (circa il 27 per cento in più nell’ultimo anno) per rincorrere il sogno di un paradiso…perduto.
Francesca Lancini

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Fonti:
Project Maje
Democratic Voice of Burma
Associazione italiana turismo responsabile
Onlus Viaggi e Miraggi




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L'opposizione "scarica" il presidente Gbagbo

http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11782
Brevi
Costa d'Avorio - 2005-10-12 12:25:00
L'opposizione "scarica" il presidente Gbagbo



In un comunicato congiunto quattro partiti di opposizione hanno respinto la proposta dell'Unione Africana, che chiedeva di prolungare di un anno il mandato presidenziale di Laurent Gbagbo per consetirgli di organizzare le elezioni presidenziali previste inizialmente per la fine di ottobre ma slittate al 2006 a causa del mancato disarmo dei gruppi armati. L'opposizione ritiene infatti Gbagbo responsabile dello stallo istituzionale e chiede le sue dimissioni. Il presidente ivoriano ha comunque fatto sapere di non essere intenzionato a dimettersi.

La svolta della Liberia, stop alla corruzione

da www.corriere.it
Per 80 anni la nazione africana è stata il centro dei traffici più sporchi
La svolta della Liberia, stop alla corruzione
Firmati all'Onu 103 trattati internazionali. Il Paese ha anche aderito al Tribunale penale dell'Aja e detto basta ai mercenari
DAL NOSTRO INVIATO
Le strade di Monrovia tappezzate di manifesti elettorali (Ansa)
MONROVIA (Liberia)– Per oltre 80 anni la Liberia è stata esclusa dalla vita internazionale finché lo scorso 16 settembre il presidente del governo di transizione Charles Gyude Bryant, quasi alla scadenza del suo mandato, ha lasciato Monrovia si è presentato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York e ha firmato ben 103 trattati internazionali, alcuni dei quali addirittura risalgono agli anni ’20 del secolo scorso, quando ancora l’Onu non esisteva e i trattati multilaterali si sottoscrivevano a Ginevra, nella sede della Società delle Nazioni. Le materie coperte spaziano tra i campi più diversi: dalle leggi del mare (le bandiere liberiane dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, scomparire), alla lotta contro la droga e al terrorismo, ai diritti umani e persino alla prevenzione dei minori contro le pubblicazioni oscene.
La Liberia, uno dei Paesi più corrotti della Terra, è considerata il
George Weah, candidato alla presidenza, con l'ex presidente Usa Jimmy Carter (Ap)
crocevia dei traffici più sporchi, d’armi, di diamanti, di denaro falso, di donne, il centro di reclutamento di mercenari, il luogo dove si pianificavano le rivolte in Africa, si organizzano le scalate nelle banche occidentali e si riciclano tangenti da ogni parte del mondo e capitali di origine dubbia. Il centro dove si incontrano le mafie provenienti da tutto il pianeta: l’americana, la russa, l’italiana e la libanese e dove sta arrivando anche quella cinese. Insomma una nazione che opera fuori dalle regole internazionali e garantisce libertà d’azione e impunità.
Ora, con la firma di questa valanga di trattati, la festa sembra finita. Tre di essi in particolare destano particolare compiacimento: la convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, l’accordo di adesione al tribunale internazionale dell’Aja, la convenzione contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e l’addestramento dei mercenari. Le porte della Liberia, dunque sono aperte (finalmente!) ai monitoraggi internazionali.
Inoltre se l’ex presidente Charles Taylor dovesse rientrare in patria, dovrebbe essere immediatamente consegnato al tribunale per i crimini commessi in Sierra Leone. Taylor, sulla cui testa pende già un mandato di cattura, è accusato di aver scatenato la guerra in Sierra Leone negli anni ’90 (diventata famosa perché i ribelli da lui finanziati e addestrati tagliavano le mani e le gambe ai ragazzini per terrorizzare la popolazione civile). Riceveva armi anche da trafficanti che operavano dall’Italia. Secondo fonti diplomatiche, poi, i mercenari legati a Taylor stanno ancora operando nelle zone meridionali della Liberia e aiutano i ribelli che occupano la parte settentrionale della Costa d’Avorio. Questo da un lato aggrava ancora di più la sua posizione, dall’altro rende ancora più apprezzabile il nuovo corso liberiano.
Massimo A. Alberizzi
malberizzi@corriere.it
11 ottobre 2005
Le notizie del Corriere via SMS: invia NEWS al 48436.

lunedì, ottobre 10, 2005

Aiuti per le vittime del terremoto in Pakistan e dell' uragano in Guatemala

Tante sono le ONG e le associazioni umanitarie che si stanno mobilitando per raccogliere fondi e prestare aiuti alle popolazioni colpite dalle catastrofi.Il Pakitast e la regione del Kashmir, colpite dal terremoto, e l'uragano, che ha colpito, diverse zone del centro america, tra cui Guatemala e Salvador, quest'ultimo colpito pure da un'eruzione vulcanica.
Segnalo le seguenzi associazioni:
Medici Senza Frontiere www.msf.it , ActionAid International www.actionaidinternational.it e la Caritas www.caritasitaliana.it .


Da www.actionaidinternational.it vi segnalo il seguente articolo:
10 ottobre 2005
Terremoto: ActionAid International in aiuto delle popolazioni del Pakistan e del Kashmir
Islamabad, 10 ottobre 2005 - "Stiamo provvedendo agli aiuti umanitari per le vittime del terremoto e siamo già in contatto con le altre organizzazioni per portare soccorso alle popolazioni colpite dal sisma". Così Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid International, spiega gli interventi che la Ong sta operando nelle regioni interessate dal terremoto già da sabato scorso.

Oltre 20mila morti in Pakistan e più di 500 nella regione del Kashmir; più di 40mila i feriti e migliaia di persone ancora intrappolate nelle macerie.

"ActionAid International- spiega De Ponte - ha mobilitato tutte le risorse a disposizione per soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto e ha inviato due squadre in Pakistan e in Kashmir per monitorare la situazione e coordinare gli interventi di aiuto. Quattro team sono già al lavoro negli ospedali: lo staff di ActionAid sta provvedendo a fornire rifugio e primo soccorso alle persone affette da problemi fisici, ma anche sostegno psicologico alle popolazioni vittime della tragedia".

ActionAid International, presente già da molti anni nelle regioni colpite dal disastro, è stata una delle prime ONG internazionali a mobilitarsi: cibo, acqua, medicine e cure sono le necessità più urgenti per i feriti. Le vittime del terremoto sono in maggior parte bambini, rimasti uccisi o intrappolati sotto le macerie degli edifici scolastici, costruiti in mattoni, crollati a causa del sisma.

La situazione è ulteriormente aggravata dalle avverse condizioni atmosferiche e la pioggia della notte sta rendendo più difficili i soccorsi. Anche a Islamabad centinaia di edifici sono stati evacuati perché a rischio di crollo e le popolazioni, nel timore di nuove scosse, sono fuggite nelle strade e nei parchi.

"La recente esperienza acquisita durante l'emergenza Tsunami - spiega il dott. Unnikrishnan, responsabile Emergenze di ActionAid International - ci ha permesso di intervenire prontamente e nel modo migliore nell'area colpita, stabilendo immediatamente un ponte di informazioni per avviare la macchina degli aiuti e fornendo alle comunità sopravvissute un sostegno psicologico, spesso più importante degli aiuti materiali nelle fasi iniziali di intervento".

Lo staff di ActionAid International coinvolto nelle operazioni di soccorso e di coordinamento a seguito del terremoto, è a disposizione per aggiornamenti, interviste e approfondimenti dall'area dell'emergenza, compatibilmente con le operazioni in corso.

Per maggiori informazioni contattare
Ufficio Stampa ActionAid International
Eleonora Tantaro - 06 5782606 - e.tantaro@actionaidinternational.it
Andrea Comollo - 02 74200 276 - a.comollo@actionaidinternational.it
Se volte donare ad ActionAid International Italia:
Come donare

* Dona on line: www.actionaidinternational.it !
* Carta di Credito: telefonando al numero 02 742001
* Conto corrente bancario: conto n. 000000051485 intestato ad ActionAid International ONLUS Operazione Appello e Soccorso, presso Banca Popolare di Milano -sede centrale - Piazza Meda 2/4, Milano - codice ABI 05584 CAB 01600 CIN C -
Dall'estero utilizza le nostre coordinate internazionali: IBAN IT26 C 05584 01600 000000051485 BIC BPMIITMM300

Conto corrente postale: c/c n. 20476203 intestato ad ActionAid International ONLUS - Operazione Appello e Soccorso.
Per le emergenze, come questa del terremoto alla voce Causale indicate Emergenze di ActionAid.

Da www.caritasitaliana.it

Pakistan e Guatemala: la Caritas interviene

Due grandi emergenze sconvolgono zone già segnate dalla precarietà.

La Caritas, da subito accanto alle popolazioni colpite, organizza gli aiuti.

La Conferenza Episcopale Italiana stanzia tre milioni di euro
e invita ad aderire alla raccolta avviata da Caritas italiana.

Comunicato del 10 ottobre 2005

Per sostenere gli interventi in corso (causale "Terremoto Pakistan 2005"
o "Uragano Guatemala 2005") si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite:

* c/c postale n. 347013
* c/c bancario 11113 - Banca Popolare Etica, Piazzetta Forzaté 2, Padova
CIN: S - ABI: 05018 - CAB: 12100
Iban: IT23 S050 1812 1000 0000 0011 113 - Bic: CCRTIT2T84A
* c/c bancario 10080707 - Banca Intesa, P.le Gregorio VII, Roma
CIN: D - ABI: 03069 - CAB: 05032
Iban: IT20 D030 6905 0320 0001 0080 707 - Bic: BCITITMM700
* Cartasì e Diners, telefonando al n. 06 541921, orario d'ufficio.

donazioni Cartasì on-line www.caritasitaliana.it clikkate su Pakistan e Guatemala e poi sul logo vicino a donazioni on-line


Le Caritas di India e Pakistan si sono prontamente attivate dopo le violente scosse di terremoto che hanno devastato l’area del Kashmir e la rete internazionale è pronta a sostenerne gli sforzi.

In particolare Caritas Pakistan sta allestendo campi di accoglienza con servizi socio-sanitari attivi 24 ore su 24. Le varie unità diocesane, prontamente allertate, hanno inviato operatori sui luoghi colpiti per monitorare la situazione e metteranno a disposizione personale medico, mentre lo staff paramedico verrà reperito sul posto. Si sta provvedendo anche all’acquisto in loco di materiale e attrezzature sanitarie. Una volta evidenziate le realtà più problematiche, i bisogni più urgenti e le possibilità di accesso ai vari villaggi verranno intensificate le azioni di aiuto.

Comunicato dell'8 ottobre 2005


Anche l’America centrale è stata flagellata da calamità naturali. Dopo l’eruzione del vulcano Ilamapetec nel Salvador, sulla zona si è abbattuta la tempesta tropicale Stan che ha devastato soprattutto il Guatemala. Caritas Guatemala e Caritas El Salvador continuano a fornire aiuti d’urgenza attraverso Caritas diocesane e comunità parrocchiali.

In particolare in Guatemala centinaia di comunità e villaggi della costa sudoccidentale sono rimasti allagati e senza comunicazione. A San Marcos, una della Diocesi più colpite, Caritas Italiana era già attiva a sostegno dei progetti di riconciliazione e ricostituzione del tessuto sociale di Remhi (Recuperación de la Memoria Histórica), un organismo della Pastorale sociale nato dopo gli accordi di pace del 1998.

Comunicato del 7 ottobre 2005


In entrambe le emergenze Caritas Italiana ha confermato la disponibilità ad intervenire sia con proprio personale sia con aiuti economici. La Conferenza episcopale italiana stanzia tre milioni di euro e invita ad aderire alla raccolta avviata da Caritas Italiana per poter sostenere gli interventi in atto.

Interventi che purtroppo - come sempre in questi casi - oltre alle conseguenze dei danni materiali devono far fronte ai traumi psicologici e relazionali e sono destinati a protrarsi nel tempo, anche dopo l’emergenza, per accompagnare chi ha perso tutto nella difficile sfida della ricostruzione.



Da www.msf.it il seguente:

Medici Senza Frontiere invia altro personale e cargo nell'area colpita dal terremoto.
(10/10/2005)

I primi progetti sono già operativi in Pakistan e nel Kashmir Indiano

Roma - Islamabad, 10 ottobre 2005 – L’organizzazione internazionale di soccorso sanitario Medici Senza Frontiere (MSF) ha iniziato a fornire assistenza medica e umanitaria alle vittime del terremoto di sabato scorso in Pakistan e India. Le equipe di MSF, presenti nelle due regioni del Kashmir controllate rispettivamente dal Pakistan e dall’India, concentrano la loro azione sull’assistenza medica, sull’assistenza psicologica e sulla distribuzione di materiale medico e materiale di prima necessità per sostenere l’attuale risposta umanitaria.

In Pakistan un’equipe offre assistenza medica nell’ospedale locale del distretto nella città di Muzaffarabad, a nord-est della capitale Islamabad. Da Muzaffarabad molte equipe concentreranno i loro sforzi per rispondere ai primi bisogni materiali e sanitari in alcune aree della regione del Kashmir controllata dal Pakistan.

"Le nostre scorte e i membri del nostro team sono giunti a Muzaffarabad, vicino all’epicentro del terremoto. Da lì saremo in grado di fornire ulteriore assistenza alla regione del Kashmir. Ma l’accesso alle aree più remote rimane la sfida più grande", dice Isabelle Simpson, coordinatore MSF in Pakistan.

Nella regione del Kashmir controllata dall’India, le equipe concentrano la loro azione sull’assistenza alle città di Baramullah e Uri e alla regione di Tangdar. Scorte mediche e logistiche supplementari sono già in viaggio. Un supporto è anche fornito all’ospedale di Srinagar.

"L’ospedale di Srinagar ha ricoverato molte delle vittime del disastro provenienti dalla regione di Uri. MSF ha donato materiale di primo soccorso e sta organizzando una spedizione supplementare di medicine", dice Hans van de Weerd, coordinatore di MSF in India.

In entrambe le regioni MSF sta avviando programmi di supporto psico-sociale per quanti hanno perso familiari nella tragedia, in particolare per i bambini che hanno perso i loro genitori.

Dottori, infermieri, assistenti psico-sociali, esperti di acqua e igiene e logisti stanno raggiungendo le aree colpite. In diverse località sono già in corso le prime distribuzioni di materiale medico e generi di prima necessità. Ulteriori rifornimenti sono stati spediti dalla Francia, dal Belgio, dai Paesi Bassi e vengono acquistati localmente. In particolare sono stati spediti materiale medico; tende invernali; taniche per l’acqua; materassi; kit per la potabilizzazione dell’acqua; kit d’igiene e coperte.

Per donare ad MSF potete donare con carta di credito sul sito internet www.msf.it
oppure:
Ci sono tanti modi per sostenere la nostra organizzazione, scegli quello che preferisci!

Conto Corrente Postale
- Intestato a Medici Senza Frontiere onlus n°87486007

Bonifico Bancario
- Banca Popolare Etica - Agenzia Unica
c/c 000000115000
ABI: 05018 CAB: 12100 CIN: B
- Monte dei Paschi di Siena - Agenzia n. 6 Roma
c/c 000001420095
ABI: 01030 CAB: 03206 CIN: N

Donazioni con carta di credito
N. Verde 800 99 66 55

Per le donazioni relative al terremoto alla voce causale scrivere:
Emergenza terremoto Pakistan e Kashmir Indiano


Donare con un'associazione è importante in questo momento.Importantissimo.
I fondi con loro sono al sicuro, inoltre molte persone possono continuare a vivere e a sperare grazie a noi. Non importa quanto si dona, ma l'importante è donare e farlo con il cuore.
Anche pochi euro possono fare davvero molto!

Agnese Fiducia

La Liberia al voto. Weah spera

da www.corriere.it

Preoccupazione per l'instabilità del paese africano
La Liberia al voto. Weah spera
La battaglia per la vittoria dovrebbe essere tra l'ex calciatore del Milan e l’ex funzionario delle Nazioni Unite, Ellen Johnson-Sirleaf

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Dal nostro inviato
George Weah (Afp)
MONROVIA –Dopo oltre dieci anni di guerra, interrotti da rari periodi di pace, i liberiani martedì 11 ottobre, si recheranno alle urne per eleggere presidente, vice presidente, deputati e senatori. I candidati alla presidenza sono 22. Erano 24 ma due, in un primo tempo esclusi dalla competizione elettorale, sono stati riammessi dopo che le schede erano state già stampate. C’è voluta l’autorevolezza del presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, a convincerli a «lasciare» per evitare che il processo elettorale si inceppasse.

Tra i candidati più accreditati c’è l’ex calciatore del Milan e di fama internazionale George Manneh Opong Weah (Opong è il nomignolo con cui lo chiamano qui e che in lingua kru, quella di Weah, appunto, vuol dire “campione”) e l’ex funzionario delle Nazioni Unite, Ellen Johnson-Sirleaf. Dovrebbero essere loro – secondo tutte le previsioni - ad arrivare al ballottaggio previsto per novembre. Gli altri candidati sono arnesi dei vecchi regimi che si sono succeduti negli anni o capi guerriglieri costretti a sedersi al tavolo delle trattative due anni fa, alla fine della guerra. Gente che ha saccheggiato la Liberia o che vuole cominciare a rapinarla: come William Vacanart Shadrach Tubman e Winston Tubman, figlio e un nipote del vecchio presidente William Tubman che ha «regnato» incontrastato sulla Liberia per 27 anni dal 1944 al 1971; come Alhaji Kromah e Sekou Damate Conneh, capi guerriglieri che chiedono il voto in nome della loro lotta «per la libertà» («di depredare le ricchezze del Paese», aggiungono gli osservatori a Monrovia), o come Charles Walzer Brumskin, accusato di aver sottratto soldi a una banca per finanziare la sua campagna elettorale e avvocato di Gus Kouwenhoven, un trafficante d’armi olandese ora arrestato dal Tribunale Internazionale che giudica i crimini commessi in Sierra Leone.

Tra i candidati per un seggio senatoriale nella Liberia meridionale, a Sinoe, anche Myther Gibson accusata di aver sottratto 2,5 milioni di dollari, raccolti durante uno dei concerti benefici di Pavarotti friends. Avrebbero dovuto servire per costruire un villaggio per i bambini orfani. Naturalmente non mancano gli «amici» del vecchio presidente Charles Gankay Taylor, che dall’esilio in Nigeria, si dice che ancora manovri (o tenti di manovrare) la vita politica della Liberia. Taylor viene considerato uno degli organizzatori della guerra civile che sconvolse la Sierra Leone alla fine degli anni ’90. Un conflitto violento e sanguinoso dagli aspetti raccapriccianti, durante il quale, per terrorizzare la popolazione civile i ribelli del Ruf (Revolutionary United Front), sostenuti, finanziati e armati appunto da Taylor, tagliavano mani, gambe e perfino nasi e orecchie alla popolazione civile.

Naturalmente tutti i candidati (anche quelli che più di altri hanno partecipato alla spoliazione del Paese) in campagna elettorale hanno fatto le stesse promesse: risistemare i servizi pubblici, (Monrovia e Mogadiscio sono le sole due capitali al mondo senza rete elettrica e acquedotto), riattivare le scuole e lottare contro la corruzione. Ma proprio perché molti di quelli che corrono per un seggio intendono solo impadronirsi del potere per arricchirsi ancora di più, sulle elezioni pesa un’incognita: cosa faranno i perdenti? Qualcuno pensa che tra un paio d’anni la Liberia sprofonderà di nuovo nell’inferno della guerra e se ciò ancora non è avvenuto è grazie alla presenza di 15 mila soldati delle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza però non intende mantenere i caschi blu per sempre.

Massimo A. Alberizzi

malberizzi@corriere.it
10 ottobre 2005
Le notizie del Corriere via SMS: invia NEWS al 48436.

Giornata internazionale contro la pena di morte

[giovaniorg] 10 Ottobre: Giornata internazionale contro la pena di morte


Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in
www.gfbv.it/2c-stampa/2005/051007it.html
10 Ottobre: Giornata internazionale contro la pena di morte
I produttori di cosmetici in Europa devono impedire il commercio con parti dei corpi dei giustiziati in Cina


Bolzano, Göttingen, 7 ottobre 2005
I produttori di cosmetici europei devono fare tutto il possibile per troncare il commercio con parti del corpo delle persone giustiziate in Cina. Questa è l'urgente appello dell''Associazione per i Popoli Minacciati (APM) in occasione della Giornata Internazionale contro la pena di morte (10 ottobre). In seguito alle accuse rivolte ai rivenditori cinesi di esportare parti del corpo dei giustiziati a morte, il settore dei cosmetici in Europa deve finalmente reagire e pretendere e farsi garantire dai fornitori cinesi di non usare parti dei cadaveri dei morti giustiziati. Nei giorni scorsi il prestigioso quotidiano inglese "Guardian" ha accusato una ditta di cosmetici della provincia di Heilongjiang (nel nord della Cina) di rifornire il settore cosmetico europeo con particelle di pelle di morti giustiziati.

Secondo l'articolo del "Guardian" del 13 settembre 2005, le particelle di pelle vengono esportate per il loro contenuto di collagene che è una delle proteine più importanti del corpo umano. L'importazione di collagene avviene in una specie di zona grigia poiché l'importazione di questo tipo di sostanze non è ancora regolato dall'Unione Europea nonostante il boom dell'industria cosmetica e della chirurgia estetica esprimano una richiesta sempre maggiore di collagene.

Da anni attivisti per i diritti umani accusano le autorità cinesi di commerciare gli organi dei giustiziati. Diverse organizzazioni per i diritti umani sono riuscite a documentare con fotografie e filmati come immediatamente dopo essere stati fucilati i morti siano trasportati in ospedale per l'estrazione di fegato, reni e cuore a scopo di trapianto. Per le istituzioni cinesi si tratta di un affare lucrativo: secondo medici fuggiti dalla Cina, molti Giapponesi, Thailandesi e Filipppini ammalati vanno in Cina per realizzare il trapianto d'organo di cui hanno bisogno. Mentre il Parlamento tedesco ha già condannato il commercio di organi dei giustiziati in Cina, il commercio con particelle di pelle costituisce un fenomeno completamente nuovo al quale né le autorità né l'industria europea hanno finora reagito nel modo dovuto.

La Cina continua a sostenere che in futuro condannerà a morte meno persone, ma in nessun paese del mondo vengono giustiziate così tante persone come nella Repubblica Popolare Cinese. Tra i prigionieri politici risultano condannati alla pena di morte anche molti Uiguri musulmani. Dal 1997 oltre 700 Uiguri sono stati giustiziati per aver criticato il dominio cinese sulla provincia autonoma del Turkestan Orientale (Xinjiang). In Cina la pena di morte viene applicata per 68 tipologie di crimine, dall'evasione fiscale all'assassinio. Attivisti per i diritti umani cinesi stimano che in Cina vengano giustiziate ogni anno fino a 15.000 persone. E' però difficile disporre di dati certi poiché nelle province la condanna a morte viene emessa spesso anche per delitti minori.

Nel 2002 la "World Coalition against Death Penalty" (Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte) ha dichiarato il 10 ottobre Giornata Internazionale contro la Pena di morte.
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Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050930it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050905it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050705it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050613it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050411ait.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050331it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050317it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040923it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040829it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040719it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040504it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040325it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040319it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040126it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/mongol/mongol.html | www.gfbv.it/3dossier/uiguri.html

sabato, ottobre 08, 2005

cara agnese...

Da: "gianluigidepalo"
A: agnesefiducia
Oggetto: cara agnese...
Data: Sat, 8 Oct 2005 19:06:54 +0200


carissima agnese,
è un pò che ti leggo sulla mailing list di giovani.org.
sento in te il desiderio di cambiare il mondo e la gioia di chi vuole farlo seguendo Gesù.
ciononostante, credo che alcune delle campagne che pubblicizzi (vedi per esempio quella ad actionaid in africa), debbano essere approfondite ulteriormente. mi spiego: chi è stato in africa (e chi ti scrive lo ha fatto in più occasioni) ci resta male quando un problema grandissimo come l'aids viene liquidato dando la colpa alla chiesa cattolica perchè non permette l'uso dei preservativi. chi propone queste campagne, spesso, al di là del portare i preservativi in loco, non conosce minimamente la cultura africana, laddove non esiste il concetto di "usa e getta". senza contare che sfido chiunque a convincere un africano (chiaramente stiamo parlando della popolazione a cui si riferiscono le campagne in atto) a mettere un preservativo prima di fare l'amore con sua moglie...
il problema dell'aids, è impopolare dirlo, si risolve solamente con l'educazione e con la promozione per il rispetto della donna. è un lavoro serio, che va oltre la scorciatoia del preservativo. è un lavoro che i missionari che vivono laggiù portano avanti da parecchi anni e che nel lungo periodo porterà i suoi frutti. è un lavoro che la chiesa cattolica è l'unica a portare avanti. e per farti capire le mie ragioni partiamo allora da un dato fornito dal «Joint United Nations Programme on HIV/AIDS» (UNAIDS), secondo il quale due terzi delle persone malate di AIDS (circa 25 milioni) vivono nell'Africa sub-sahariana. in questo modo, se come si dice la colpa è della chiesa cattolica, sarebbe sufficiente sovrapporre le mappe di prevalenza dell'AIDS con quelle di prevalenza del cattolicesimo: vediamo se il collegamento fra ratzinger e AIDS funziona, sempre che non sia vagamente razzista pensare agli Africani come a povere bamboline senza testa, che seguono automaticamente i dettami della morale cattolica (molto più complessi del preservativo, peraltro). Bene, nel paese ove l'emergenza AIDS è più grave, lo Swaziland, solo il 5% circa della popolazione è cattolico. Nel Botswana, dove il 37% della popolazione adulta ha contratto l'AIDS, solo il 4% è cattolico. Nel Sud Africa, dove il 22% della popolazione ha contratto l'AIDS, solo il 6% è cattolico. come vedi c'è qualcosa che non quadra... D'accordo, facciamo la prova contraria. Pigliamo allora l'Uganda, con il 43% della popolazione costituito da cattolici: la proporzione degli adulti con AIDS è pari al 4%. capisci?
ti ricordo, infatti, che la chiesa cattolica di fatto "vieterebbe" l'uso del preservativo solamente per i cattolici: i musulmani, i protestanti o gli appartenenti alle altre religioni non avrebbero motivo di seguire i dettami della chiesa.
ti faccio allora una domanda: non credi che sotto queste campagne buoniste ci sia il subdolo desiderio di screditare la chiesa cattolica? e poi: non credi che incentivare l'utilizzo del preservativo sia un modo per controllare le nascite. e non credi che controllare le nascite sia un modo per governare meglio i paesi poveri che hanno un tasso di natalità molto più elevato del nostro? e ancora: non credi che controllare e diminuire le nascite, giustificandolo con il fatto che in molti muoiono di fame o di malattie, sia un modo ancora più subdolo di non risolvere il problema di una diseguale divisione delle ricchezze del pianeta? mi spiego: meno sono, meno dobbiamo cambiare il nostro sistema econom ico che si basa sul loro sfruttamento...
fila il discorso?
scusami se mi sono permesso di scriverti, ma credo che alla tua purezza e al tuo desiderio di migliorare la terra trasformandola sin da ora nel paradiso terrestre, potessero essere importanti alcune chiavi di lettura.
ti abbraccio, aspetto una risposta...
gianluigi


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Iraq - Colpo di mortaio uccide un bambino
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In un villaggio vicino a Kirkuk, a sud di Baghdad, un colpo di mortaio finito fuori bersaglio ha colpito una casa causando la morte di un bambino. Il proiettile avrebbe dovuto colpire una base statunitense.

Sat, 8 Oct 2005 14:30:00 +0200

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<br />Israele Palestina - Minorenni arrestati dopo incidenti<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11670

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Sarebbero sette i giovani palestinesi arrestati dagli uomini dell'esercito israeliano in seguito agli scontri avvenuti questa mattina non lontano da Betlemme. I giovani palestinesi sono accusati di aver lanciato una fitta sassaiola, e alcune bombe incendiarie, contro mezzi israeliani. Le fonti dell'agenzia Afp, riportate dalla Misna, fanno sapere che la polizia israeliana avrebbe confermato solo l'arresto di quattro giuovani.

Sat, 8 Oct 2005 14:10:00 +0200

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<br />Iran - Muore guardia di sicurezza in esplosione di oleodotto<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11668

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L'oleodotto che collega la raffinerie di Abadan al porto di Mahshar, nel Golfo Persico, è esploso causando la morte di una guardia di sicurezza. Le esportazioni sono al momento interrrote. Sulla cause dell'incidente non si hanno notizie certe e si stanno vagliando tutte le ipotesi.

Sat, 8 Oct 2005 13:14:00 +0200

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<br />Iraq - Sette poliziotti feriti in due distinti attentati<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11667

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Sette poliziotti iracheni sono rimasti feriti in due distinti attentati avvenuti questa mattina a Baghdad. La prima autobomba è esplosa a Rachid, un quartiere nella zona meridionale della capitale irachena, e ha causato il ferimento di 4 poliziotti. La seconda autobomba, che ha ferito 3 agenti, è esplosa nella periferia sud di Baghdad al passaggio di una pattuglia delle forze del ministero degli Interni.

Sat, 8 Oct 2005 13:04:00 +0200

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<br />Francia - L'Flnc minaccia acquirenti della compagnia marittima<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11666

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L'Flnc, Fronte di liberazione nazionale corso, in un messaggio inviato ad una emittente radiofonica dell'isola, ha minacciato gli acquirenti (Butler Capital Partners) della compagnia marittima che assicura i collegamenti fra la Francia del sud e la Corsica, la Sncm, sull'orlo del fallimento. Il comunicato diceva chiaramente: "Lo Stato francese vi ha provvisoriamente aperto la porta del capitale dell'azienda, noi ve la chiudiamo definitivamente. La vostra presenza, così come quella dei vostri soci, è indesiderabile sulla nostra terra. Dimenticate la vostra offerta, ne va della vostra sicurezza". I sindacati aziendali, in sciopero dal 20 settembre scorso, dicono no ad una privatizzazione che veda lo Stato partecipare solo al 25 percento del capitale, vogliono che lo stato resti maggioritario.

Sat, 8 Oct 2005 12:50:00 +0200

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<br />Perù - Più di 97mila casi di maltrattamenti su minori nei primi 6 sei mesi 2005<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11665

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Secondo quanto riportato dall'agenzia Misna, in un rapporto emesso dall'associazione umanitaria 'Accion por los niños' e dalla 'Defensoria Minicipales del niño y el Adolescente' sarebbero quasi più di 97000, per l'esattezza 9733, i casi di maltrattamenti nei confronti dei bambini, avvenuti in Perù nel corso dei primi sei mesi del 2005. Secondo il rapporto però, questi dati rappresenterebbero solo una parte dei maltrattamenti. I casi di violenze familiare diffusi in tutti gli strati della popolazione, sarebbero praticamente impossibili da censire.

Sat, 8 Oct 2005 12:28:00 +0200

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<br />Pakistan - Portavoce del presidente: 'Oltre 100 i morti per il terremoto'<br />
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http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=11664

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Un portavoce del presidente pakistano, ha fatto sapere che sarebbero più di 1000 i morti causati dal terremoto che ha colpito oggi la nazione. L'epicentro della scossa, di magnitudo 7.8 della scala Richter, è stato localizzato a circa 95 chilometri a nordest della capitale Islamabad.

Sat, 8 Oct 2005 12:06:00 +0200


Peace Reporter

venerdì, ottobre 07, 2005

Nymphetamine by Creadle of Filth 2004

6. Nymphetamine (Overdose)

Evanescent like the scent of decay
I was fading from the race
When in despair, my darkest days
Ran amok and forged her face
From the fairest of handmaidens to
A slick perverted wraith

Nymphetamine

Heaving midst narcissus
On a maledict blanket of stars
She was all three wishes
Sex, sex, sex

A lover hung on her death row
I was hooked on her disease
Highly strung like Cupid's bow
Whose arrows hungered meat
And the blinding flare of passion
In the shade of narrow streets
Where their poison never rationed
All the tips they left in me

Two tracks
Bric-a-brac
Something passed between us
Like a bad crack
Upward-lit
I'd met another kind

Of rat
In fact
With every rome inside me
Licked and ransacked
She haunted at the corners of my mind

In black
Cataracts
Wouldn't whitewash away
Her filthy smoke stack
She burnt me like a furnace
For my future suicide

Lead to the river
Midsummer, I waved
A 'V'' of black swans
On with hope to the grave
All through Red September
With skies fire-paved
I begged you appear
Like a thorn for the holy ones

Cold was my soul
Untold was the pain
I faced when you left me
A rose in the rain
So I swore to the razor
That never, enchained
Would your dark nails of faith
Be pushed through my veins again

Bared on your tomb
I'm a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the binds of your lowliness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, a vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Nymphetamine, nymphetamine
Nymphetamine girl
Nymphetamine, nymphetamine
My nymphetamine girl

Wracked with your charm
I am circled like prey
Back in the forest
Where whispers persuade
More sugar trails
More white lady laid
Than pillars of salt

Fold to my arms
Hold their mesmeric sway
And dance her to the moon
As we did in those golden days

Christening stars
I remember the way
We were needle and spoon
Mislaid in the burning hay

Bared on your tomb
I'm a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the binds of your holiness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, a vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Sunsetter
Nymphetamine (Nymphetamine)
None better
Nymphetamine

Two tracks
Bric-a-brac
Something passed between us
Like a bad crack
Upward-lit
I'd met another kind

Of rat
In fact
With every rome inside me
Licked and ransacked
She haunted at the corners of my mind

In black
Cataracts
Wouldn't whitewash away
Her filthy smoke stack
She burnt me like a furnace
For my future suicide

14. Nymphetamine (Fix)

[BONUS TRACK]

Lead to the river
Midsummer, I waved
A 'V' of black swans
On with hope to the grave
All through Red September
With skies fire-paved
I begged you appear
Like a thorn for the holy ones

Cold was my soul
Untold was the pain
I faced when you left me
A rose in the rain
So I swore to the razor
That never, enchained
Would your dark nails of faith
Be pushed through my veins again

Bared on your tomb
I am a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the binds of your lowliness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, a vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Nymphetamine, nymphetamine
Nymphetamine girl
Nymphetamine, nymphetamine
My nymphetamine girl

Wracked with your charm
I am circled like prey
Back in the forest
Where whispers persuade
More sugar trails
More white lady laid
Than pillars of salt
(Keeping Sodom at night at bay)

Fold to my arms
Hold their mesmeric sway
And dance to the moon
As we did in those golden days

Christening stars
I remember the way
We were needle and spoon
Mislaid in the burning hay

Bared on your tomb
I am a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the binds of your holiness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, a vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Sunsetter
Nymphetamine
None better
Nymphetamine

Nymphetamine, nymphetamine
Nymphetamine girl
Nymphetamine, nymphetamine
My nymphetamine girl

20. Nymphetamine (Deva-Fix)

[SPECIAL EDITION DISC TRACK]

Lead to the river
Midsummer, I waved
A 'V'' of black swans
On with hope to the grave
All through Red September
With skies fire-paved
I begged you appear
Like a thorn for the holy ones

Cold was my soul
Untold was the pain
I faced when you left me
A rose in the rain
So I swore to the razor
That never enchained
Would your dark nails of faith
Be pushed through my veins again?

Bared on your tomb
I'm a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the binds of your lowliness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, this vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Nymphetamine, nymphetamine
Nymphetamine girl
Nymphetamine, nymphetamine
My nymphetamine girl

Wracked with your charm
I am circled like prey
Back in the forest
Where whispers persuade
More sugar trails
More white lady laid
Than pillars of salt

Fold to my arms
Hold their mesmeric sway
And dance her to the moon
As we did in those golden days

Christening stars
I remember the way
We were needle and spoon
Mislaid in the burning hay

Bared on your tomb
I am a prayer for your loneliness
And would you ever soon
Come above unto me?
For once upon a time
From the bind of your holiness
I could always find
The right slot for your sacred key

Six feet deep is the incision
In my heart, that barless prison
Discolours all with tunnel vision
Sunsetter
Nymphetamine
Sick and weak from my condition
This lust, this vampyric addiction
To her alone in full submission
None better
Nymphetamine

Sunsetter
Nymphetamine
None better
Nymphetamine

Nymphetamine, nymphetamine
Nymphetamine girl
Nymphetamine, nymphetamine
My nymphetamine girl
 
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