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"Non c'è nulla da dire: c'è solo da essere, c'è solo da vivere." Piero Manzoni,1960

mercoledì, ottobre 12, 2005

La svolta della Liberia, stop alla corruzione

da www.corriere.it
Per 80 anni la nazione africana è stata il centro dei traffici più sporchi
La svolta della Liberia, stop alla corruzione
Firmati all'Onu 103 trattati internazionali. Il Paese ha anche aderito al Tribunale penale dell'Aja e detto basta ai mercenari
DAL NOSTRO INVIATO
Le strade di Monrovia tappezzate di manifesti elettorali (Ansa)
MONROVIA (Liberia)– Per oltre 80 anni la Liberia è stata esclusa dalla vita internazionale finché lo scorso 16 settembre il presidente del governo di transizione Charles Gyude Bryant, quasi alla scadenza del suo mandato, ha lasciato Monrovia si è presentato al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York e ha firmato ben 103 trattati internazionali, alcuni dei quali addirittura risalgono agli anni ’20 del secolo scorso, quando ancora l’Onu non esisteva e i trattati multilaterali si sottoscrivevano a Ginevra, nella sede della Società delle Nazioni. Le materie coperte spaziano tra i campi più diversi: dalle leggi del mare (le bandiere liberiane dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, scomparire), alla lotta contro la droga e al terrorismo, ai diritti umani e persino alla prevenzione dei minori contro le pubblicazioni oscene.
La Liberia, uno dei Paesi più corrotti della Terra, è considerata il
George Weah, candidato alla presidenza, con l'ex presidente Usa Jimmy Carter (Ap)
crocevia dei traffici più sporchi, d’armi, di diamanti, di denaro falso, di donne, il centro di reclutamento di mercenari, il luogo dove si pianificavano le rivolte in Africa, si organizzano le scalate nelle banche occidentali e si riciclano tangenti da ogni parte del mondo e capitali di origine dubbia. Il centro dove si incontrano le mafie provenienti da tutto il pianeta: l’americana, la russa, l’italiana e la libanese e dove sta arrivando anche quella cinese. Insomma una nazione che opera fuori dalle regole internazionali e garantisce libertà d’azione e impunità.
Ora, con la firma di questa valanga di trattati, la festa sembra finita. Tre di essi in particolare destano particolare compiacimento: la convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, l’accordo di adesione al tribunale internazionale dell’Aja, la convenzione contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e l’addestramento dei mercenari. Le porte della Liberia, dunque sono aperte (finalmente!) ai monitoraggi internazionali.
Inoltre se l’ex presidente Charles Taylor dovesse rientrare in patria, dovrebbe essere immediatamente consegnato al tribunale per i crimini commessi in Sierra Leone. Taylor, sulla cui testa pende già un mandato di cattura, è accusato di aver scatenato la guerra in Sierra Leone negli anni ’90 (diventata famosa perché i ribelli da lui finanziati e addestrati tagliavano le mani e le gambe ai ragazzini per terrorizzare la popolazione civile). Riceveva armi anche da trafficanti che operavano dall’Italia. Secondo fonti diplomatiche, poi, i mercenari legati a Taylor stanno ancora operando nelle zone meridionali della Liberia e aiutano i ribelli che occupano la parte settentrionale della Costa d’Avorio. Questo da un lato aggrava ancora di più la sua posizione, dall’altro rende ancora più apprezzabile il nuovo corso liberiano.
Massimo A. Alberizzi
malberizzi@corriere.it
11 ottobre 2005
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