Frammartino, il giovane volontario ucciso a Gerusalemme dove aiutava i palestinesi
Frammartino, il giovane volontario ucciso a Gerusalemme dove aiutava i palestinesi
di FEDERICO LO GIUDICE MONTEROTONDO — Un paese in silenzio. Negozi con le serrande abbassate, strade deserte e la bandiera a mezz’asta nella sede del Comune. Si presentava così ieri mattina Monterotondo, la cittadina alle porte di Roma dove viveva Angelo Frammartino il ragazzo ucciso a coltellate giovedì a Gerusalemme. Un intero paese in lutto per la perdita di un amico, di un giovane che amava i bambini e a cui tutti volevano bene. Angelo era un ragazzo come tanti altri. Studiava giurisprudenza alla Luiss, amava ascoltare De Gregori e Guccini e leggere i libri di Jack Folla, ma la sua vera passione era la politica. Un passione ereditata dal padre, ex consigliere comunale di Monterotondo, a cui dedicava la maggior parte del proprio tempo libero e che lo aveva fatto diventare il coordinatore locale dei giovani comunisti. Il circolo di Rifondazione comunista a via Verdi è una piccola stanza con al centro un tavolino di plastica. Lì ieri erano appoggiati quasi tutti i quotidiani nazionali, anche quelli lontani dalla loro aerea politica e che non sarebbero stati mai acquistati se non si fosse verificata la tragedia. Molti dei «compagni» di Frammà, così lo chiamavano in sezione, sono con le lacrime agli occhi. «Ci conoscevamo da quando eravamo piccoli - dice Alessandro - e abbiamo iniziato a fare politica insieme. Angelo era un ragazzo stupendo e conosciutissimo qui in paese. Da quando era entrato al circolo due anni fa si era subito impegnato tanto». Un dolore, dicevamo, che accomuna tutto il paese. Anche gli esponenti politici si sono stretti intorno allla famiglia del ragazzo. Il sindaco, Antonino Lupi, che era in vacanza in Trentino è voluto ritornare a Monterotondo per stare vicino ai genitori di Angelo e per accelerare il rientro della salma del giovane volontario. «È difficile - commenta Lupi - in un momento come questo trovare le parole per esprimere il dolore e lo smarrimento che stiamo provando. Angelo era un messaggero di pace che aveva scelto di affrontare questo viaggio con passione e convinzione. Michelangelo, il padre di Angelo, ha preferito non rilasciare commenti in questo momento. Ma prima della partenza aveva manifestato oltre all’orgoglio per la scelta del figlio anche un pizzico di preoccupazione per l’atomosfera che si stava generando in Israele. I responsabili della Cgil lo avevano rassicurato dicendogli che era tutto sotto controllo. Questo progetto di aiuto ai bambini palestinesi presso il centro sociale «La torre del fenicottero» - conclude il sindaco - era stato sostenuto più volte dalla amministrazione. Nello scorso aprile avevamo anche deliberato per sostenere economicamenrte il progetto stanziando mille e cinquanta euro e indicendo un bando per selezionare i partecipanti per questa particolare missione di pace. Eravamo pronti a riabbracciare i nostri 3 ragazzi domenica al loro rientro che è stato anticipato per ovvie ragioni a oggi (ieri per chi legge ndr.). Purtroppo potremmo abbracciare solo Silvia e Michela, ma non il nostro Angelo».
sabato 12 agosto 2006
http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1013503
di FEDERICO LO GIUDICE MONTEROTONDO — Un paese in silenzio. Negozi con le serrande abbassate, strade deserte e la bandiera a mezz’asta nella sede del Comune. Si presentava così ieri mattina Monterotondo, la cittadina alle porte di Roma dove viveva Angelo Frammartino il ragazzo ucciso a coltellate giovedì a Gerusalemme. Un intero paese in lutto per la perdita di un amico, di un giovane che amava i bambini e a cui tutti volevano bene. Angelo era un ragazzo come tanti altri. Studiava giurisprudenza alla Luiss, amava ascoltare De Gregori e Guccini e leggere i libri di Jack Folla, ma la sua vera passione era la politica. Un passione ereditata dal padre, ex consigliere comunale di Monterotondo, a cui dedicava la maggior parte del proprio tempo libero e che lo aveva fatto diventare il coordinatore locale dei giovani comunisti. Il circolo di Rifondazione comunista a via Verdi è una piccola stanza con al centro un tavolino di plastica. Lì ieri erano appoggiati quasi tutti i quotidiani nazionali, anche quelli lontani dalla loro aerea politica e che non sarebbero stati mai acquistati se non si fosse verificata la tragedia. Molti dei «compagni» di Frammà, così lo chiamavano in sezione, sono con le lacrime agli occhi. «Ci conoscevamo da quando eravamo piccoli - dice Alessandro - e abbiamo iniziato a fare politica insieme. Angelo era un ragazzo stupendo e conosciutissimo qui in paese. Da quando era entrato al circolo due anni fa si era subito impegnato tanto». Un dolore, dicevamo, che accomuna tutto il paese. Anche gli esponenti politici si sono stretti intorno allla famiglia del ragazzo. Il sindaco, Antonino Lupi, che era in vacanza in Trentino è voluto ritornare a Monterotondo per stare vicino ai genitori di Angelo e per accelerare il rientro della salma del giovane volontario. «È difficile - commenta Lupi - in un momento come questo trovare le parole per esprimere il dolore e lo smarrimento che stiamo provando. Angelo era un messaggero di pace che aveva scelto di affrontare questo viaggio con passione e convinzione. Michelangelo, il padre di Angelo, ha preferito non rilasciare commenti in questo momento. Ma prima della partenza aveva manifestato oltre all’orgoglio per la scelta del figlio anche un pizzico di preoccupazione per l’atomosfera che si stava generando in Israele. I responsabili della Cgil lo avevano rassicurato dicendogli che era tutto sotto controllo. Questo progetto di aiuto ai bambini palestinesi presso il centro sociale «La torre del fenicottero» - conclude il sindaco - era stato sostenuto più volte dalla amministrazione. Nello scorso aprile avevamo anche deliberato per sostenere economicamenrte il progetto stanziando mille e cinquanta euro e indicendo un bando per selezionare i partecipanti per questa particolare missione di pace. Eravamo pronti a riabbracciare i nostri 3 ragazzi domenica al loro rientro che è stato anticipato per ovvie ragioni a oggi (ieri per chi legge ndr.). Purtroppo potremmo abbracciare solo Silvia e Michela, ma non il nostro Angelo».
sabato 12 agosto 2006
http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1013503
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