Una mamma per la Liberia
Liberia - 23.11.2005
Una mamma per la Liberia
Profilo di Ellen Johnson Sirleaf, la prima presidentessa africana
Ellen Johnson Sirleaf saluta i suoi sostenitoriAlla vigilia del ballottaggio dell’8 novembre, in pochi avrebbero scommesso su di lei. Ellen Johnson Sirleaf, una lunga carriera politica e economica alle spalle, si trovava a affrontare l’icona George Weah, il calciatore simbolo di una nazione e vero e proprio mito per le giovani generazioni. In palio la presidenza della Liberia, una nazione alle corde martoriata da 14 anni di guerra civile. Contro tutti i pronostici Ellen ce l’ha fatta, ottenendo quasi il 60 percento delle preferenze e diventando ufficialmente da ieri la prima presidentessa africana.
Gli esordi. In Liberia poche personalità possono vantare un profilo politico simile a quello della Sirleaf: 66enne, divorziata e madre di quattro figli, questa ex-studentessa di Harvard comincia la sua carriera politica negli anni ’70 come Ministro delle Finanze del presidente Tolbert. Quando nel 1980 il sergente Samuel Doe prende il potere a séguito di un golpe, per la Liberia è l’inizio della fine: corruzione e malgoverno imperversano, ma il clima di terrore instaurato dal nuovo presidente non favorisce di certo le critiche. Ellen Sirleaf è l’unica che, candidatasi al Senato nel 1985, ha il coraggio di contestare il regime prendendosi una condanna a dieci anni di carcere, di cui solo uno effettivamente scontato. Viene esiliata, ma dopo due anni torna in patria per intraprendere una brillante carriera di consulente finanziaria che la porterà a lavorare per il Programma di Sviluppo dell’Onu, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. In tutti gli incarichi Ellen si distingue per competenza e professionalità, diventando una delle figure di riferimento per il paese.
Immagini della guerra civileL’era Taylor. Nel frattempo in Liberia le cose precipitano: il signore della guerra Charles Taylor rovescia Samuel Doe dando il via a 14 anni di ininterrotta guerra civile, intervallati dalle elezioni presidenziali vinte dallo stesso Taylor nel 1997. Dopo aver inizialmente appoggiato la ribellione, forse il suo maggior errore politico, la Sirleaf prende le distanze dalla nuova dittatura e partecipa alle elezioni del 1997, dove finisce seconda con il 10 percento dei voti. Accusata di tradimento dal nuovo presidente liberiano è costretta al secondo esilio, dal quale fa ritorno solo nel 2003 dopo la cacciata di Taylor e la nascita del governo di transizione. Le viene affidata la presidenza della Commissione contro la corruzione, dalla quale la Sirleaf si dimette a fine 2004 per partecipare alla campagna elettorale non prima di aver aspramente criticato l’esecutivo in carica. La sua coerenza e il rifiuto di piegarsi a qualsiasi forma di sopruso le hanno valso il soprannome di “Iron Lady”, con cui ha condotto la campagna elettorale, e hanno messo a tacere chi la accusava di essere stata complice del passato regime.
Il grande sconfitto George WeahLa mamma della Liberia. Dopo la vittoria Ellen Sirleaf ha deposto l’ascia di guerra, dichiarando di voler diventare “la mamma di tutti i Liberiani” e invitando il grande sconfitto Weah a entrare nel prossimo governo di unità nazionale. Un boccone amarissimo da digerire per chi era dato come vincitore sicuro al termine del primo turno e finora non ha accettato la sconfitta. Questioni di poco conto per la nuova presidentessa, che si deve occupare di problemi ben più seri, come dare un futuro al suo paese. Sempre coerente con le sue idee, la Sirleaf comincerà dalla lotta alla corruzione, una vera piaga per la Liberia, che ha costretto l’Onu ha imporre un embargo sul commercio di legno pregiato e diamanti, le due risorse che potrebbero fare la fortuna del paese ma che finora sono solo state causa di guerre e miseria. Senza dimenticare la questione Taylor, in esilio in Nigeria ma passibile di estradizione per i crimini commessi durante i conflitti in Sierra Leone e Liberia. Sfide difficili, ma per le quali Ellen Sirleaf potrebbe rivelarsi la personalità più adatta. Con buona pace di calciatori, ministri corrotti e signori della guerra.
Matteo Fagotto
http://www.peacereporter.net/
Una mamma per la Liberia
Profilo di Ellen Johnson Sirleaf, la prima presidentessa africana
Ellen Johnson Sirleaf saluta i suoi sostenitoriAlla vigilia del ballottaggio dell’8 novembre, in pochi avrebbero scommesso su di lei. Ellen Johnson Sirleaf, una lunga carriera politica e economica alle spalle, si trovava a affrontare l’icona George Weah, il calciatore simbolo di una nazione e vero e proprio mito per le giovani generazioni. In palio la presidenza della Liberia, una nazione alle corde martoriata da 14 anni di guerra civile. Contro tutti i pronostici Ellen ce l’ha fatta, ottenendo quasi il 60 percento delle preferenze e diventando ufficialmente da ieri la prima presidentessa africana.
Gli esordi. In Liberia poche personalità possono vantare un profilo politico simile a quello della Sirleaf: 66enne, divorziata e madre di quattro figli, questa ex-studentessa di Harvard comincia la sua carriera politica negli anni ’70 come Ministro delle Finanze del presidente Tolbert. Quando nel 1980 il sergente Samuel Doe prende il potere a séguito di un golpe, per la Liberia è l’inizio della fine: corruzione e malgoverno imperversano, ma il clima di terrore instaurato dal nuovo presidente non favorisce di certo le critiche. Ellen Sirleaf è l’unica che, candidatasi al Senato nel 1985, ha il coraggio di contestare il regime prendendosi una condanna a dieci anni di carcere, di cui solo uno effettivamente scontato. Viene esiliata, ma dopo due anni torna in patria per intraprendere una brillante carriera di consulente finanziaria che la porterà a lavorare per il Programma di Sviluppo dell’Onu, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. In tutti gli incarichi Ellen si distingue per competenza e professionalità, diventando una delle figure di riferimento per il paese.
Immagini della guerra civileL’era Taylor. Nel frattempo in Liberia le cose precipitano: il signore della guerra Charles Taylor rovescia Samuel Doe dando il via a 14 anni di ininterrotta guerra civile, intervallati dalle elezioni presidenziali vinte dallo stesso Taylor nel 1997. Dopo aver inizialmente appoggiato la ribellione, forse il suo maggior errore politico, la Sirleaf prende le distanze dalla nuova dittatura e partecipa alle elezioni del 1997, dove finisce seconda con il 10 percento dei voti. Accusata di tradimento dal nuovo presidente liberiano è costretta al secondo esilio, dal quale fa ritorno solo nel 2003 dopo la cacciata di Taylor e la nascita del governo di transizione. Le viene affidata la presidenza della Commissione contro la corruzione, dalla quale la Sirleaf si dimette a fine 2004 per partecipare alla campagna elettorale non prima di aver aspramente criticato l’esecutivo in carica. La sua coerenza e il rifiuto di piegarsi a qualsiasi forma di sopruso le hanno valso il soprannome di “Iron Lady”, con cui ha condotto la campagna elettorale, e hanno messo a tacere chi la accusava di essere stata complice del passato regime.
Il grande sconfitto George WeahLa mamma della Liberia. Dopo la vittoria Ellen Sirleaf ha deposto l’ascia di guerra, dichiarando di voler diventare “la mamma di tutti i Liberiani” e invitando il grande sconfitto Weah a entrare nel prossimo governo di unità nazionale. Un boccone amarissimo da digerire per chi era dato come vincitore sicuro al termine del primo turno e finora non ha accettato la sconfitta. Questioni di poco conto per la nuova presidentessa, che si deve occupare di problemi ben più seri, come dare un futuro al suo paese. Sempre coerente con le sue idee, la Sirleaf comincerà dalla lotta alla corruzione, una vera piaga per la Liberia, che ha costretto l’Onu ha imporre un embargo sul commercio di legno pregiato e diamanti, le due risorse che potrebbero fare la fortuna del paese ma che finora sono solo state causa di guerre e miseria. Senza dimenticare la questione Taylor, in esilio in Nigeria ma passibile di estradizione per i crimini commessi durante i conflitti in Sierra Leone e Liberia. Sfide difficili, ma per le quali Ellen Sirleaf potrebbe rivelarsi la personalità più adatta. Con buona pace di calciatori, ministri corrotti e signori della guerra.
Matteo Fagotto
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